Essere ignoranti

Riflettevo, in questi giorni di relativa calma, sulla mia ignoranza. Su quanto, fatalmente, poco o nulla sappia su un’infinità di cose.

La consapevolezza della propria ignoranza è uno strumento potente, il pungolo che induce a leggere, studiare ed elaborare per superare il nozionismo e, attraversando ignoranze successive, spostare in avanti la nostra conoscenza.

Il mio sogno nel cassetto, da ignorante conclamato, è infatti di potermi dedicare quasi solo alla lettura, alla ricerca e allo studio per il resto dei miei giorni. Ma questo è un altro discorso.

Occorre poi distinguere tra l’ignorante silenzioso, che tace su ciò che non sa e spesso anche su ciò che sa e quello ciarliero che urla la propria ignoranza urbi et orbi.

Gioverebbe il silenzio, prezioso e ormai quasi introvabile in questo nostro mondo dominato dalla incontinenza verbale, incentivata e stimolata vieppiù dagli ambienti digitali sociali.

L’essere umano dei nostri tempi mi pare sia ormai questo, parla, scrive, si espone perché ambisce a un pubblico, vuole un seguito ed è in perenne ricerca di approvazione, a tutti i costi, anche a costo di mostrare e dimostrare la propria crassa ignoranza.


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